
LA PIU’ FAMOSA
La maratona di New York è stata la mia prima e unica maratona. Si tratta, a detta dagli esperti, di una delle maratone più difficoltose. Oltre che la più partecipata con oltre 60000 runners. Si corre con un tempo decisamente più alto rispetto alla maratona di Londra, Berlino o Chicago. Ho partecipato alla 49esima edizione (3 Novembre 2019) e devo dire che aldilà del mio risultato è stata una bellissima esperienza, uno dei viaggi più belli che ho deciso di fare e che porterò per sempre nel mio cuore.
I MIEI 4 PUNTI CHIAVE
1: La preparazione
Per concludere i 42195 m occorre essere allenati. Una delle fasi fondamentali è la preparazione nei mesi precedenti non c’è dubbio. Di strada ce ne è tanta da fare. Se non si è allenati le gambe cedono dopo 25 km, ovvero alla prima salita, sul ponte di Queensboro. Per questo occorre prepararsi e seguire una tabella di allenamento ed essere costanti. Chiedere dei pareri a degli esperti che conoscono come affrontare una maratona. Effettuare almeno un paio di lunghi nei 2 mesi precedenti alla gara serve per testare il corpo e mente. Assumere durante l’allenamento dei gel energetici per capire se il corpo li accetta e non rischiare di ritrovarci durante la maratona nei bagni chimici lungo il percorso tutto il tempo (almeno per la seconda parte). In ultimo, studiare per quanto sia possibile il percorso e capire le insidie che uno si dovrà aspettarsi.
Di seguito una tabella da seguire nelle settimane antecedenti alla maratona.

2: La partenza
Il secondo punto chiave, anche in ordine cronologico, è la partenza. Strano pensare alla partenza come un momento chiave visto che stiamo parlando di 42 km, ma in quel momento saremo pieni di adrenalina. E’ il momento di testare le gambe che siano leggere e reattive. Capire se il lavoro nei mesi precedenti è stato fatto bene, perché se non stiamo bene alla partenza risulta poi veramente dura concluderla. Allo sparo della partenza siamo già in salita sul ponte di Verrazzano a Staten Island e l’adrenalina gioca un ruolo fondamentale perché in quel momento non ci fa sentire la fatica, non capiamo il vero passo gara. Questo non è un vantaggio, ma un rischio perché senza rendersene conto si parte troppo forte, per pagare la fatica successivamente. La maratona fa pagare tutto: ogni singolo errore la regina delle corse te la fa pagare. Partire troppo forte rischia poi ci farci sbattere contro un muro a metà percorso o poco più in là. Quindi per i primi chilometri occorre usare la testa, non pensare all’arrivo e non andare troppo forte. Per quella di New York essendoci parecchio traffico per i primi 3/4 km è fondamentale non pensare ad aumentare il passo subito dopo con strada libera, ma mantenerlo sempre costante almeno per il primo quarto di gara.
3: Il muro dei 30 Km
Il terzo punto chiave è da metà percorso fino alla fine del terzo di gara (dai 22 km ai 32km) perché iniziamo fisicamente ad essere stanchi, ma dobbiamo essere bravi mentalmente a pianificare il resto del percorso km per km. Essere arrivati a metà percorso non vuol dire essere arrivati, perché i secondi 22 km non saranno mai come i primi. Dopo aver attraversato Brooklyn, la prima fatica inizia a farsi sentire intorno al 25esimo km, sul temutissimo ponte di Queensboro nel distretto del Queens. E’ in salita ed è l’unico tratto del percorso senza ali di folla ad incitare. In quel momento nessuno parla, c’è un silenzio irreale. Terminato il ponte si arriva a Manhattan percorrendo la First avenue che porta per un tratto breve nel Bronx, per ritornare poi a Manhattan. Come dicevo la fatica si fa sentire ed occorre idratarsi ed assumere carboidrati, questo tramite acqua o Gatorade e gel energetici forniti lungo il percorso.
4: Gli ultimi chilometri
Il quarto punto chiave è da dopo il muro dei 30/32 km fino al traguardo dove occorre pensare km per km cercando di mantenere il passo o come nel mio caso diminuirlo, ma senza mai fermarsi. Si può iniziare a pensare positivo, ad esempio “ce la sto facendo”, “Finalmente tra poco vedo la famiglia che mi sta aspettando”, o alla gioia nel tagliare il traguardo. Questo è fondamentale semplicemente per il fatto che iniettiamo nella nostra testa positività per farci concludere gara.
Al 36esimo km, senza rendercene conto, come quando affrontiamo i ponti inizia un’altra parte in salita abbastanza impegnativa. In realtà nella maratona di New York l’ultima parte è tutta impegnativa, fatta di tanti sali e pochi scendi. Qui è molto importante il ruolo del pubblico. Essendo una maratona molto seguita con oltre un milione di persone lungo il percorso, è fondamentale farsi trasportare dall’incitamento del pubblico fino al traguardo che sarà il momento più emozionante di tutta la gara.